Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/112

Da Wikisource.

volea, e non essere tu quello (quantunque consorte indegna al tuo valore me trovi), me venne tanta doglia al core, che, non potendola sostenere, me ha conducta dove me vedi, advegna però sia certa eh’essendo sempre stata figliuola quanto altra da qualunca padre teneramente amata, se avesse aperto el desiderio mio a lui, sarebbe stata compiaciuta. Ma, considerando che a le savie figliuole non se conviene contradire a la voluntá del padre e de la madre, essendo da loro generati, nutriti e alevati, perché ciò che fano sempre è a bene e riposo de’ figliuoli, son quivi, come tu vedi, conducta, e giá quasi finita per la grave egritudine che me minazza de vicina morte. La quale ancora che per tuo amore infinitamente me doglia, pur aspccto voluntiera, per uscire de pena, che renda l’anima a perpetua vita, di poi che piace al suo Signore, perché, vivendo, forsi el nostro amore, fin qui stato candido e sincero, per l’umana fragilitá, da la quale acecati siamo, a vari appetiti e piaceri e dilecti lascivi cura vani sospiri inclinato se seria, che alfine ne averebbe de la eterna gloria privati, per la quale possedere (avendo sempre denanti agli occhi la sua fine) ogni studio porre se debbe, non avendo in questo mondo altra cosa che ce apra le porte del cielo, se non la onesta e sancta vita, una cum le bone e virtuose opere. — E qui, manc.indo la forza de la lingua e de la voce per lassitudine del parlare, suspirosamente se tacque. 11 cavaliere, per le ascoltate parole, e tutti li coniuncti non essendo senza pietose lacrime, cusi rispose: — Benigna Panfilia, non è uomo si crudo né core si freddo e fiero, che a le tue savie parole, che penetrano i cieli, gustando de la eterna pace, non divenisse mite, umile e mansueto, e a la tua virtú fideiissimo sugetto. Negare non posso e noi saprei che la tua bellezza ed eximi costumi, una cum la gloria de’ tuoi parenti, non me abbia facto al tuo valore devoto e onesto amante, in modo, dal primo di te vidi in qua, mai ho veduto né pensato cosa che piú di te me sia piaciuta, sempre sforzandomi operare ogni gentile e magnifico effetto per il tuo amore, per essere a la graziosa tua presenzia unicamente commendato, per perpetuarti alfine nel mio cuor, fondato de l’onestá e pudicizia e de ogni macula