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NOVELLA XXXIX
lacomina, moglie de Pedrello, se dd piacere col prete da Mediana. Il marito se ne sente e dimanda che cosa fa. Lei responde: — Son li bòi che me medicano. — Il marito per tempo se lieva e piglia le brache del prete in luoco de le sue, e lui e la donna restano aflannosi, e poi per idonea e piacevole scusa ognuno resta contento. Spedato conte, magnifici gentilomini e voi onestissime donne, me perdonarete se in alcuna parola il termine de onestate passasse, di poi che la graziosa libertá de questo luoco, per fugire la somnolente vita, ne induce stare e dire a nostro piacere fraternamente e cum amore, dolcezza e caritá. Dovete dunque sapere che da misser lacomo da Viterbo, mio compatre, vicario, fu da la colenda memoria de misser Antonio da la Volta, vescovo de Imola, nostro bolognese, uditto dire che in epsa citá ebbe ne le mane uno piacevole prete, nominato dono Gasparotto da Modiana, per certo delieto da lui perpetrato contra la sua professione e li sacri canoni de la Chiesia, el quale, quando era examinato sopra quello a la tortura, per farse questo vicario mite e mansueto, se sforzava dirli qualchi dolci motti e piacevolezze, in modo ch’el vicario avea piú piacere de stare seco a rasonare, che voglia de farli male. E fra gli altri suoi piacevoli parlamenti dixe uno giorno e sopra la sua conscienzia giurò che, essendo giá inamorato de una soa bella parochiana nominata lacomina, moglie de uno contadino chiamato Pedrello, lavoratore al Corechio, destrecto de Imola, sopra una possessione de lacomo di Pighino, citadino imolese, tanto se adoperò cum guardi, preghi, promesse e doni, non voglio però dire de zoglie, ma de due o tre quatrini, de agochie e a le volte de uno spechietto e de una cordella d’aconciare il capo, che aquistò la grazia de la donna in questo modo, che, andando da lei un venerdí, la scongiurò per si facto modo, che, pregandola volesse avere pietade de la sua stentata vita, ella alfin li rispose: — Mes-
