Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/274

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vedendose ben lume per questa trista lucerna e per avere il capo a rispondere a li birri, li quali me aveano per vostro amore facto gran paura, me venne facto cossi; che molto me ne doglio. — Ahi! non dicete cossi, patre mio — respose misser Paulo, — ché so ben esser stato errore e non altro. Ma io ve sono obligato perpetuamente del beneficio da voi recevuto, e forsi che una volta non ve ne sarò ingrato. — E cum tal parlare el cavaliere se parti de la centrata; onde misser Paulo tolse licenzia da rinfrangitore, che era giá presso giorno, e se ne andò a casa. E, trovati li compagni che giá aveano cotti de li caponi a disenare, gli narrò tutto quello gli era intravenuto. La qual cosa intendendo loro e considerando el pericolo dove era stato, n’ebbero grandissimo piacere; ma, narrandoli poi ancora le fructe che ebbe da Pinfrangitore in cambio de l’asino, riseno tanto, che ancora quasi rideno. Facto questo, presono ordine tra loro dare desinare cum bel modo la giobia seguente (ch’era la giobia iotta) al rectore, e nel desinare cum bel modo farli intendere che a sue spese avevano goduto. E circa ciò statuito ciò che avesseno a fare e a dire, fecerono quanto intenderete. Venuto adunque el di de la giobia, giorno ordinato, e l’ora del desinare, menarono il rectore seco cum le magior feste e rise del mondo, e, posto lui e ciascuno de loro a mensa, cominciarono a devorare, e, quando misser Paulo prendeva de sopra il quadro qualche bona polpa de capone overo groppone, ponendosela in boca, diceva: — Laudato sia Idio, ché queste non sono fructe de l’infrangitore.— E, avendo decto questo circa tre volte non senza qualche suspecto del rectore, dixe el rectore: — Ditime, misser Paulo, per la nostra fede, che vuol dire € fructe de l’infrangitore»? — Deh ! non ve incurate per ora saperlo, magnifico rectore — respose misser Paulo, — azò ch’el desenare ve possa far bon prò. — Come ! Io el voglio sapere ad ogni modo — dixe el rectore. — Se cossi è pur vostro pensiero de volerlo sapere, magnifico misser lo rectore, eccome prompto a la sancta obedienza; e tanto piú voluntiera, quanto so ch’el mio parlare sera cum consolazione e piacere de quisti mei magiori compagni, e forsi qualche bon recordo e doctrina de la Vostra