Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/300

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a Venezia, aperse Tusso de la casa; poi, giunto a quello de la camera e posto, come era uso fare, la chiave ne la chiavatura p>er aprirlo, Fabio el sentitte, e, temendo qualche inganno, non senza timore de morte se livò del lecto e corse nudo cuni uno coltello in mano a l’usso, e, giunto a quello (el quale Antonino avea giá aperto e giá come prima entrato dentro) si glie fece incontro. Di che non essendo Ambrosino senza spavento, vedendo Fabio venire verso lui nudo col coltello in mano, quasi non fu per cadere in terra. Di che Fabio presto, come savio ne l’animo, consigliatosi per salute de la donna, ché poco per sé del marito temeva, dixe: — Ambrosino, non abiate paura, ché oggi ve voglio dare la migliore novella avesti mai a la vostra vita. L’è molto tempo ho amato piú che l’anima mia vostra moglie, e mai non ho potuto avere tanta grazia e ventura me sia potuto trovare cum lei, salvo che ora; e grande otta è che presso lei son stato e datoli grandissima bataglia, e pregatola, se caro avea la mia vita e se il mio lungo e caldo amore meritava mercede e gratitudine alcuna, me volesse concedere la sua disiata grazia, la quale sempre me ha denegata. Ma promesse, preghi né minace me sono valute; ché certo non è si gagliardo castellano, in fortissima e inexpugnabile ròca inchiuso, non se fusse renduto a tanta bataglia. Di che me pare piú che altro possiate vivere contento e gloriarve de avere la piú savia e continente donna che mai fusse al mondo. Onde per questo grave fallo, quale ho verso voi per soperchio amore commesso, pregovi me vogliate perdonare, senza avere di me giamai alcuna téma; e, non volendo perdonarme, prendete questo coltello e quella punizione me date, che la mia temeraria e trabuchevole gioventú ha meritato. — Ambrosino, udendo queste parole, se refrancò; e, mitigando el suo acceso sdegno, senza dire altro se acostò al lecto de la moglie, la quale, piena de paura e di vergogna, facendo sembianti de tristezza per la venuta del suo amante, li gettò le brazze al collo cum le lagrime a li occhi, dicendo: — O marito mio, di poi te levasti, in quanto affanno e fortuna son stata! Che maledecta sia l’ora e’l punto che mai in questo