Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/332

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ciascuno che dovesse el steccato vacuare, excepto li pedoni, che restavano a la guardia de li padiglioni; a li quali fu comraandato, sotto pena de cruda morte, che senza licenzia del conte Ermes se dovesseno movere giamai. Or, chiuse le porte del steccato e li cavalieri facto sotto gli elmi li devoti prieghi a Citarea e a Marte, che li concedesseno vittoria de l’amorosa battaglia, essendo invitati cum amoroso segno de una squillante campana, poste le lanze in resta, ferirono cum li aurati speroni li potenti cavagli, e nel mezo del campo come strenui guerrieri ne li loro scudi quelle spezzarono cum tal forza, che, li azarini scudi volando, li tronconi hn al cielo se passarono. E li cavagli a testa per testa se urtarono cum tal forza e furore, che, crepando sotto li cavalieri, nel campo subito restarono morti. E li cavalieri, per la recevuta percossa exanimati, caddero fuori de lí forti arzoni; onde li numerosi astanti, credendo fusseno morti, piangevano si rigido e acerbo caso, e specialmente la bella donna, la quale non restava maledire se stessa e la fortuna, che a simile punto l’avesse conducta. E, cosí stando alquanto e volendo la brigata entrare dentro dal steccato per cavare del campo li reversati cavalieri, epsi, reavuti li smarriti spirti e repigliate le perdute forze, in piedi se levarono. La quale cosa la gente vedendo, divenne oltramodo consolata; e li cavalieri, vedendo li cavalli morti, caciarono mane a le tagliente spade e incominciaronsi a ferire, ingegnandose l’un l’altro superare. Ma ciò niente valea, per la difesa de le forte arme, dove le spade spezarono. Di che, adoperate altre maniere d’arme e prese de concordia in mano le Uigliente ronche, incominciarono, e per traverso e per dritto, e cum taglio e cura puncta, crudelmente e cum grandissimo animo a ferirse ; né se vedeva altro che li pezzi de le finissime arme cum ardente faville, insieme cum le amorose insegale, a terra cadere. E, vedendo non poter l’un l’altro cum l’arme in mano superare, gettarono in terra le ronche, e, abracíatosi stretti cum ogni forza, dextrezza, industria e astuzia che sapevano e potevano, se sforzavano gettare a terra, in modo che, remanendo ambedui lassi e stanchi, era necessario per la durata fatica se reposasseno. E, poich’erano alquanto posati