Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/337

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io ve supplico, io ve astringo che me vogliate far dono e grazia del vostro candido amore. E, pur quando piacesse a la Vostra Altezza che questa mia lacrimosa vita se permutasse in morte, eccome prompto a seguir cum forte animo e voluntiera tutto quello che grato e iucundo ve sia; come quello che ho tanto caro el fructo de mia vita, quanto in vostro dono e beneficio spendere el possa. — E, questo decto, de ginochio se levò in piedi, e fecese aiutare cavare l’arme. Disarmato, prese un coltello e dúce: — Madonna mia, io voglio mostrare, a coroborazione de quanto ho decto a la Vostra Sublimitá, el core, acioché in quello possiati vedere coi propri vostri occhi scalpito uno finissimo diamante ad onore del vostro glorioso e alto nome. — E, dicto questo, subito se fece nel lato del core una fenditura. La qual cosa vedendo, la brigata, smarita e pietosa divenuta, gridò cum alta voce: — Non fare, cavaliero, per Dio, non fare! — E la donna, vincta da pietá, corsali addosso, credendo se volesse dar la morte, de le crude mane li tolse el sanguinato coltello, e cum pietose parole verso lui dixe: — Misser Gneo, or cum che ardire potrebbe io mai de la mia salute e vita domandare a voi mercede, se de la vostra séti crudele e prodigo? Reponeti, per Dio, quel vostro coltello, col quale m’aveti el core e l’anima per dolore traficto, e fate che mai piú per tal casone se mostri nudo. — A cui epso respose: — Magnifica Diamante, io vederò e cognoscerò bene a questo puncto quello voreti ch’io faza, per la sentenzia che dareti. — Facto questo, disceso ogni omo di palchi, e chi a casa e chi altrove se ne andarono, rasonando quali de quisti dui effecti de magiore liberalitá fusse indicio. Il che prima che fusse iudicato, per la lunga consolazione e per li molti articuli avuti dá runa parte e da l’altra, passarono multi mesi, e non senza cordoglio e dispiacere de le parte e de la bella donna. La quale, per tal dolor, come io credo, e per li affanni insupportabili del dispiacevole litigio de li suoi amanti, fu assalita de una febre melinconica, a la quale non giovando alcun remedio, doppo el spazio de cinque mesi, de quella moritte. Del che li cavalieri remasene tanto squalidi, mesti e tristi,