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NOVELLA LVI
MLsser Francesco Malacarne dice al cardinale de San Marco, che fu poi papa Paulo secondo, che meglio del diavolo averebbe el divo lob temptato, e diceli el modo; per il quale poi diventa examinatore de uno eretico.
Prestantissimo conte, venustissime donne e voi altri orna* tissimi gentilomini, vivente Eugenio, Nicolao, Calisto e Pio, per divina providenzia pontifici maximi, el reverendissimo cardinale de San Marco, che fu poi papa Paulo secondo, fu signore d’animo prestante e de singular laude degno, come ciascuno de voi se può recordare; il quale, come uomo religioso e cardinale de la catolica cristiana Chiesia, nel tempo che mangiava e stava a mensa se faceva legere qualche efiecto degno in la Sacra Scriptura. Di che accadde che, legendose un giorno alla soa mensa la vita del sanctissimo e pazientissimo lob, finito el prandio, disparate le mense e rese le divine grazie, el cardinale, voltandose verso li suoi commensali, dixe: — Certo el fu una singular constanzia e inaudita pazienzia quella del sanctissimo lob; dove non è da maravigliare se Dio come suo vero amico fertilissimamentc el premiò. — Il che audendo misser Francesco Malacarne, suo auditore, uomo callido, faceto e piacevole molto, e in tal modo che, se doctore e persona graduata non fusse stato, de li sgherri e compagnoni di calca degno principe stato sarebbe, guardò fixo verso uno suo compagno, e, menando el capo, se chiuse cum la mano strettamente la boca, corno se avesse ’voluto carpire e beffare el dire del cardinale. El quale li dixe: — O pazzo, che vói dire che tu meni cosí el capo e come ad una borsa chiudi la boca? Qualche pazie, come è toa usanza, non è vero? Non fu g^an virtú la pazienzia de lob? — A cui el Malacarne: — Monsignor mio reverendissimo, io non voglio giá dire pazie alcune, ma ben me pare che la pazienzia de lob non fu cusi grande come dice la Vostra Signoria. — E per che rasone? — respose el cardinale. A cui el Malacarne: — Per la fede vo-
