Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/378

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del defonto signore. La qual cosa al nostro savio bolognese dispiacendo molto, né volendo per ancora Tonde de l’altra patria navigare, benché ne la vita presente infelice fusse stato e fusse, montò sopra uno eminente pulpito in arengo, e cum molta eloquenzia queste parole dixe: — Populo valoroso, per virtú de la vostra perpetua fede meritamente alTeczionato a la felice memoria del nostro defonto principe, io, come fídele e devoto servitore che sempre li fui, sono promptissimo per ogni regione, ove se ne sia andato, seguire la sua gloriosa anima; e tanto piú, quanto cognosca farvi cosa grata e iocunda, e per l’onore e carezze che per vostra benignissima natura facto me avete sempre. Ma, prima ch’io pigli ^ mio extremo viaggio, dovete, come prudenti e temperati, sanamente considerare la fine de questo effecto, cum ciò sia che la reputazione e gloria de’ principi se cognosca a la qualitá, condizione, opere e costumi de li sugetti; ché, essendo ne l’altro seculo multi parenti, re, signori e baroni noti al morto principe, e de li altri assai, che per la fama de le sue virtute Thanno cognosciuto, extimare dovete che li sarebbe grandissima vergogna avere per compagno un guerzo, gobbo e zoppo, come sono io, cum ciò sia cosa che mai a li suoi servizi e opportunitá dritto i)er alcuno tempo andare non potrei. Unde, per tal rasone avendo a minuire io la sua fama, fra gli omini infimi sarebbe posto. Né pensate, amantissimi mei, ch’io dica queste parole per recusare la morte, la quale per ordine de natura una volta convenendoci gustare, a mi fia sempre cara, quando pensi come è stato continuamente il mio desiderio farvi cosa grata. Ma ben ve conforto e astringo a pensare maturamente a le rasone audite. E, come in questo mondo amaste el vostro re, vogliatelo in questo ultimo bene ed eterna gloria amare, ché perpetua laude consequirete, e grazia de questa vostra providenzia presso el grande posseditore de’ superiori reami in tal modo avrete, che fia casone de la perpetua felicitá vostra. — E, circa questo, Eliseo, come prudente ed eloquente, in tal guisa il suo sermone depinse, ch’el populo, giá indolcito per le auscultate parole, subito el chiamò per suo unico signore cum festa grande e liete grida, e, finch’el vixe, cum sommo onore