Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/39

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NOVELLA VII

L’abbate de Sancto Cataldo è rubato da certi malandrini, e lui dicendoli; — Nel tempo del ludicio ne rendereti rasone, — li toglieno il resto de la robba,

Porpendo dunque le vostre orccliie per vostra bcnipnitá al mio parlare, dovete sapere, grazioso conte, ntio dolce proiectorc, e voi magnifica brigala, che, avendo io consumato la mia gioventú in solcare le marine onde come capitano di nave, di poco avanti che io fusse da l’alta Excellen/.ia de Alfonso, valoroso duca di Calabria (primogenito del serenissimo re Ferdinando, mio optimo signore e singular benefactore) in l’ordine militare prcscripto, partendome cum rica nave de Alexandria, sotto la reale insegna de Aragonia, per venire in Sicilia, passalo giá Rodi, l’isola de Candia cum Modon de la Morea, e passata l’isola de Corfú, giá Corcira nuncupata, e la Vallona, al tempo de’ romani Apollonia dimandata, non longi da Durazzo, citade de Macedonia overo Albania, jrigliai porlo, essendo per asconderse in occidente el sole. Ove alcuni mei famigli, discesi la nave per la scaffa, a terra per lo diporto meitendose dentro alquanto, sequiiando el lito, se scontrarono in uno uomo cum dui compagni dricto; cd essendo salutato da loro, niente rispose, per il ricevuto dispiacere, quale nel processo del mio parlare inlendcrcti. Del che nacque che li mei famigli quasi sdegnati, infine contra suo volere in la nave denanti da me il coiulusseno, dove per usata recreazione e gentilezza de la brigata se faceva festa de tamburini e zulToIi Icgiadramente, corno se costuma, in modo che tutta la marina e l’aere de lieti suoni era piena; ed essendo giunto denanti a me, me fece umil reverenzia, recomandandomese devotamente. Né prima fu visto da me, ch’io |)er il suo grave e mansueto aspecto il iudicai uomo dabene e de qualche S. nEGLt Arienti, Le Porretane. 3