Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/397

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el signor Isaia d’Acquaviva, el signor Rugiero Gaettano e molti altri strenui combattenti, fra’ quali fu Carolo de misser Gasparro Bargelino, Consequita nostro adunque oplimo la fausta e degno victoria, cittadino. il capitano de l’armata ducale volendo de li regali captivi in Genoa triunfare, non piacque a Filippo Maria; ma vòlse che Milano fosse de tanto triunfo eternamente decorato. E cusi li fece condure a Milano, non però come captivi, ma come degni princípi, scompagnati da la Excellenzia de madonna duchessa e da la ducal corte, c ultimamente da tutti li nobilissimi milanesi. E nel castello, ornato de richissimi e pomposi ornamenti, li fece alogjiare, onorare e servire de tutte quelle cose, che se potesseno pensare e fare al mondo. Il che facto, molti giorni senza lassarse mai vedere a loro, che gran desiderio ne aveano, lassò passare; de che ne portavano grande affanno ne la mente; e specialmente Alfonso, el quale spesse volte adiinandava misser Alovisino di Bossi, datoli per compagno dal duca, quale fusse la casone che non poteva el duca vedere né parlarli, dal quale tanto onore e grazia recevea. Ma a questo niente era resposto, se non che avesse pacienzia e che col tempo averia bono effecto la sua captivitá. Unde nacque che infine, quando parve al duca farse vedere, per uno secreto e occulto modo e molto dextro e prestante el fece; di che il re singularmente lieto, recomniandandose a la sua ducal virtú, li vòlse fare reverenzia. Ma, al duca non piacendo, vòlse ch’el re fusse da lui onorato, «licendoii; — Idio ve conceda ciò che desiderate. Sacra Maiestá e voi altri excellentissimi principi. E, ancora che siamo certi che, da poi fosti ne le nostre forze, li vostri animi non sono passati senza admirazione, perché non solamente parlato, ma veduto non ce avete, nondimeno persuadetevi che ciò da iusti effecti e bone casone è proceduto. Onde conforto Vostre Excellenzie e Serenitá a non temere d’alcuna cosa, ma a vivere cum bona speranza d’essere da noi ben veduti e cum amore iractati, quanto ne fusti cari e magiori f»’atelli. E, se per voi alcuna iniuria ce fusse stata facta, benché non sapiamo d’alcuna, quella liberamente ve vogliamo perdonare. E, per non tenerve in tempo, ma per dar conclusione al nostro