Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/400

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in Erode ; ché certamente existimare possiamo, essendo sempre stato al duca Filippo naturale instincto, come se cognobbe cum mille optimi effecti, de donare amplissimamente, che, se avesse avuto el regno de Octaviano, avrebbe donato stato e regni non Torsi meno che Octaviano o Alexandro. E, circa questo parlare adducendose molte rasone da le parte, non senza splendore de’ loro ingegni, el nostro illustre e savio conte respose: — El non è da dubitare, magnihea compagnia, che la virtú de la magnanimitá e clemenzia de Filippo Maria fu singulare e prestantissima e de sempiterna laude degna. Pur, quando j’yenso la prudente casone che indusse Octaviano perdonare ad Erode, non me par che se ne possa trovare un’altra degna d’essere equiperata a quella, perché fece proprio come ohe io facto averei, trovandome col mio illustre parente misser Ioanne Bentivoglio a Modena in casa del conte Guido Rangone, degno duce d’arme, quando andavamo a visitare el nostro fidele e liberal protectore Francesco Sforza da Cotignola, felicissimo duca de Milano. Dove venendo li uno nostro nobile citadino, rebelle de la patria e de la nostra famiglia, per vedere la ornatissima presenzia de epso misser Ioanne e de la sua generosa comitiva, che de perle d’oro e de argento tutta relucea, dixe verso me cum reverenzia e lieto viso: — Quantunque non sia de vostra faczione e secta, come sapete, conte Andrea, per non essere ingrato a la benivolenzia verso me concessa, pur me aiegro de voi e de quisti altri mei citadini, vedendove in tanta gloria ed exaltazione. — I>e quale parole audendo io, cum tanto fuoco de amor nel core me entrarono, che, se fosse stato in mio poter, alora alora li averei la grazia de la carissima patria cum perfecto e sincero amore restituita, |>erché li amici de fortuna a me giamai in alcuno tempo piacqueno. — E, in questo certamine de parole dimorando cum altri termini subtili e accorti, fu decto cum grandissima dolcezza ed efficacia in laude de le degne operazione che se fanno in questo mondo: — Dovemo noi credere che l’anima de si prestante duce, che ne ha ora cunducti a questo egregio colloquio, iubili e goda a l’altra vita de tanto nome e fama ha in questo seculo di sé