Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/402

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recognosciuto, fu da epso cum reverente fronte e lieto viso accolto ; e, facto lui e li compagni scavalcare e menar li loi o cavagli al suo allogiamento, el fece poi presso sé sopra el seco tronco de querza, cum spiranti segni d’amore, da man dextra sedere ; e, narratoli dal principio al fine la casone del suo piacevole concistoro e l’effecto de la presente disputazione, in queste parole concluse: — Reverendo padre, el ce pare che proprio Dio ve abia ora quivi per compimento del nostro usato piacere mandato, essendo tuttavía in disputazione de uno magnanimo efífecto da Filippo Maria Vesconte, duca de Milano, emanato, quale è questo: se l’anima nostra a l’altra vita gode e triunfa de la fama e gloria ha in questo mondo de sé lassata; e similmente se de la trista se ne affanna e crucia, e per che via e per che modo la sente. Questo dubio preghiamove che ne vogliate, a laude de Dio e nostro contentamento, chiarire, dipoich’el cielo de optinia doctrina, S()eculazione de ingegno e vera sanciimonia ve ha facto abitacolo degno. — A cui el venerando teologo: — Laudato sia sempre el Creatore superno! Magnifico contee voi iucunda compagnia, voi fate certo di me, fraticello, troppo alto iudicío, volendo ch’io solva la vostra sublime petizione. Tuttavia, per satisfare le vostre caritá e mente spirituale, me sforzarò chiarirvi quello che la propria naturale rasone e la Scriptura vera ne dimostrano. E, benché forse sarano alcuni, che li filosofici termini interamente non potrano pigliare, pur, non essendo da dubitare che l’anima nostra sente il bene e il male ha in questa terrena patria lassato, col divino aiuto lo intenderete. — E in questa forma dixe.