Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/427

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ducati de la pensione; e messer Bernardino, non volendo, disse; — Monsignore, fati pur che io abia li benifici liberi, e lassati poi a me usare quella umanitate che io vorò verso don Ateon. — Il quale, a questo infuriato, non vòlse, dicendo;—Guarda, guarda che gentileza è questa, che tu vói monsignor de ti se fidi, e tu de lui fidare non vói ! — In questo, messer Amadasio Ghisiliero, doctore venerando, che ivi era cum certa sua dolce moglia, se interponeva per sufliciente baglia a l’acordo; quale non sequendo, messer Bernardino se parti tícticiamente coruciato. Il protonotario, che sapeva a tempo navicare, disse; — Don Ateon, non abiate paura, lassate pur la cura a me de condure questa barca. K1 debbe venire a me, secundo a mi è stato decto, li omini da Rofeno; e, venuti che sarano, pigliaremo qualche bon partito, che non piacerá a messer Bernardino. — Di poi, stato un poco Sua Signoria, comise a messer Camillo Manfredo, egregio e calido scolaro canonista, e Alexandro Campanazo, grato a don Ateon, che discretamente mandasseno a lui fin a quatro overo cinque villani, che paresseno degli omini del benificio de Rofeno, e ad uno ordinasseno quello che dovesseno dire, come intenderai, signor marchese felicissimo. Secundo questo ordine coiisequi etífecto: che per ventura trovarono nel cortile del palazo cinque montanari, li quali per servire il protonotario andarono a Sua Signoria in la camera; e a uno de loro, che era molto giovene. come piacque de questo solazo a la prospera fortuna, toccò il dire. E cosí disse, facto la reverente salute; — Monsignor, noi siamo li omeni da Rofeno, ed io sono hgliolo del massaro, quale non è potuto venire. Siamo venuti a significarvi, perché el nostro comune è sempre stato amico de casa vostra, come questa nocte el fratello de messer Bernardino Morando cum molti armati è venuto a Rofeno ed ha tolto duecentocinquanta corbe de formento e centoquaranta de vino, carne salata, cinque lecti forniti e masaricie; che questa robba ascende a la sumnia piú de seicento libre de bolognini ; e fin aflecto, che avea sotto quella povera vechia de la matre de don Baptista, senza pietate l’hano tolto. Crediamo, se non avesseno creduti che quello benificio Ii restasse, come dicono che è suo, averiano portato via fin a li cupi de la chiesia, ché mai se vide tanta rapina. — E uno vechietto de quisti omini, come fusse vero, confirmò egregiamente. E poi disse; — Monsignor, essendo morto don Baptista, che era omo da bene, quale amavamo molto, perché lui era amico de casa