Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/432

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lui se è offerto in questa nocte andar li.— II signore cum riso rispose essere contento. Don Ateon alora, senza comparazione aiegro, partendose dal signor, disse al protonotario, che era ivi fuori del studio: — E1 dice il signor che fazati voi, ché è contento. — Ed a inesser Camillo, che era col protonotario, disse se ponesse in ordine, ch’el signore era contento la sequente nocte andasse al Saxo a tóre quisti fructi ; ed alcuni gentilomini, che erano quivi, cum molta festa abraciò, dicendoli: — Il signor me ha dato il benifício da Rofeno. — E cusi, iubilando, ascese le scale e trovò madonna, che volea andare a mensa per cenare, e alegrosse seco excessivamente de questo benificio li avea dato il signore. E ogni omo a questa festa venuto, come li ucelli a la civetta, disse: — Or vedeti che questa non è stata una baglia, come se diceva. — E vòlsesse a Piero credenziero, facendose de lui beffe, gridandoli e, cum baterli drieto le chiappe de le mane, dicendoli: — Tòi mò li benifici per il tuo messer Bernardino, ch’el signor me li ha dati! — E cosí ogni omo gridava in favore de don Ateon: fin a quilli che muravano in cima la bella torre Bentivoglia (dove è la corona de li aurati scuti in petra viva a l’insignia de li iatilici principi, dove è la tua molto splendida, felicissimo marchese signor mio) per solacio dicevano : — Ateon! Ateon! — E il credenziero, fingendosi svergognato, se stringeva ne le spalle; e messer alora disse cum savio modo che piú non se tormentasse il povero omo, ché assai bastava a la scornetta restato fusse. Iubilando pur oltra modo don Ateon, Chiara, serva de madonna, disse : — Don Ateon, io voglio per alegreza de questo benifício me donati quel panno verde teneti la nocte adesso, per farmi una verdetta. —Sono contento — disse. Il Fiaxentino, servitore de madonna, adimandandoli uno manecordo, glielo concesse benignamente. Al Furgosino donoe una spadetta che avea. E Andriano, camariero de messer Alexandro Bentivoglio, disse: — Mò a mi, don Ateon, non donati qualche cosa? — Se trasse presto la scarsella da lato, cum certi pochi denari dentro, e a lui donòla. Al barbiero suo donoe uno cipone de veluto negro, e ad Alexandro Campanazo, che se era tanto adoperato per lui, li promise due corbe de vino brusco, de quello del benifício, che ancora non era mai per possedere. A Michele, discreto servo de madonna, non donoe né promise nulla, perché, come saviolo, cosa alcuna dimandarli vòlse, avendo compassione a la sua alegreza de ignoranzia piena. E a li staffieri