Pagina:Arienti, Giovanni Sabadino degli – Le porretane, 1914 – BEIC 1736495.djvu/84

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cose! — A cui maestro Zoanne cum turbata ciera e voce affannata respose: — Io me maraviglio certo non te li caco dentro, perché tu me fai tanta ambascia cum questo tuo radere acerbo, ch’a gran fatica me ne sono potuto contenere. —• Il che dicto iratamente, e levatose subito in piedi e gettando gioso li drappi avea intorno, non senza spavento del barbiero se partitte, facendo sembiante de biastemare tutto el paradixo. Pietro Zanca, credendo che maestro Zoanne dicesse il vero, se ne rimase tutto vergognato; onde, dolce risa per la barbarla levandose, in poco d’ora el Castello e poi le circunstanzie rempirono in modo tale ch’ancora gliene vive la memoria, e tuttavia, narrando el caso alle Vostre Magnifícenzie, me pare essere presente a la festa del piacevole riso. Questa alcgra compagnia, signore mio caro, stando cum silenzio ad audire la contata novelletta, come intese la risposta del Meldina, trette un tal scopio de rise, che tutte le circunstante valle fecer rebombo. £, posto a quelle da poi discreto fine, una clarissima matrona, consorte del conte lacomo Bentivoglio, fratello magior del magnifico conte, il cui nome è madonna Diana, donna de castissimo core e de spirto e d’animo prestante, cum cortesi effecti, ridendo sotto un candido velo, pendente sopra la vesta de colore violato, dixe: — Oggi de quisti effecti assai abiamo parlato, e però me pare che ormai li poniamo silenzio, perché de quilli è meglio ne resti grata memoria che fastidio. Ché, piú volendosene dire, io ancora un altro ne narrarci, de una donna che andò a la stuffa: il che so che ne parturirebbe nogiia, non altrimenti che facesse ad uno modenese, che non vòlse venire a nogiia a Dio, come in poche parole intenderete, quando non ve ne dispiaza l’ascoltare. —