Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/154

Da Wikisource.
148 canto


4
     Il servo in pugno avea un augel grifagno
che volar con piacer facea ogni giorno,
ora a campagna, ora a un vicino stagno,
dove era sempre da far preda intorno:
avea da lato il can fido compagno:
cavalcava un ronzin non troppo adorno.
Ben pensò che Ruggier dovea fuggire,
quando lo vide in tal fretta venire.

5
     Se gli fe’ incontra, e con sembiante altiero
gli domandò perché in tal fretta gisse.
Risponder non gli volse il buon Ruggiero:
perciò colui, piú certo che fuggisse,
di volerlo arrestar fece pensiero;
e distendendo il braccio manco, disse:
— Che dirai tu, se subito ti fermo?
se contra questo augel non avrai schermo? —

6
     Spinge l’augello: e quel batte sí l’ale,
che non l’avanza Rabican di corso.
Del palafreno il cacciator giú sale,
e tutto a un tempo gli ha levato il morso.
Quel par da l’arco uno aventato strale,
di calci formidabile e di morso;
e ’l servo dietro sí veloce viene,
che par ch’il vento, anzi che il fuoco il mene.

7
     Non vuol parere il can d’esser piú tardo,
ma segue Rabican con quella fretta
con che le lepri suol seguire il pardo.
Vergogna a Ruggier par, se non aspetta.
Voltasi a quel che vien sí a piè gagliardo;
né gli vede arme, fuor ch’una bacchetta,
quella con che ubidire al cane insegna:
Ruggier di trar la spada si disdegna.