Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/189

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cando nono 183


52
     Io dubito che poi che m’avrá in gabbia
e fatto avrá di me tutti li strazii,
né Bireno per questo a lasciare abbia,
sí ch’esser per me sciolto mi ringrazii;
come periuro, e pien di tanta rabbia,
che di me sola uccider non si sazii:
e quel ch’avrá di me, né piú né meno
faccia di poi del misero Bireno.

53
     Or la cagion che conferir con voi
mi fa i miei casi, e ch’io li dico a quanti
signori e cavallier vengono a noi,
è solo acciò, parlandone con tanti,
m’insegni alcun d’assicurar che, poi
ch’a quel crudel mi sia condotta avanti,
non abbia a ritener Bireno ancora,
né voglia, morta me, ch’esso poi mora.

54
     Pregato ho alcun guerrier, che meco sia
quando io mi darò in mano al re di Frisa;
ma mi prometta e la sua fé mi dia,
che questo cambio sará fatto in guisa,
ch’a un tempo io data, e liberato fia
Bireno: sí che quando io sarò uccisa,
morrò contenta, poi che la mia morte
avrá dato la vita al mio consorte.

55
     Né fino a questo dí truovo chi toglia
sopra la fede sua d’assicurarmi,
che quando io sia condotta, e che mi voglia
aver quel re, senza Bireno darmi,
egli non lascierá contra mia voglia
che presa io sia: sí teme ognun quell’armi;
teme quell’armi, a cui par che non possa
star piastra incontra, e sia quanto vuol grossa.