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258 canto


56
     prese la strada alla sinistra il conte
verso una valle, ove il Circasso era ito:
si tenne Ferraú piú presso al monte,
dove il sentiero Angelica avea trito.
Angelica in quel mezzo ad una fonte
giunta era, ombrosa e di giocondo sito,
ch’ognun che passa, alle fresche ombre invita,
né, senza ber, mai lascia far partita.

57
     Angelica si ferma alle chiare onde,
non pensando ch’alcun le sopravegna;
e per lo sacro annel che la nasconde,
non può temer che caso rio le avegna.
A prima giunta in su l’erbose sponde
del rivo l’elmo a un ramuscel consegna;
poi cerca, ove nel bosco è miglior frasca,
la iumenta legar, perché si pasca.

58
     Il cavallier di Spagna, che venuto
era per l’orme, alla fontana giunge.
Non l’ha sí tosto Angelica veduto,
che gli dispare, e la cavalla punge.
L’elmo, che sopra l’erba era caduto,
ritor non può, che troppo resta lunge.
Come il pagan d’Angelica s’accorse,
tosto vêr lei pien di letizia corse.

59
     Gli sparve, come io dico, ella davante,
come fantasma al dipartir del sonno.
Cercando egli la va per quelle piante,
né i miseri occhi piú veder la ponno.
Bestemiando Macone e Trivigante,
e di sua legge ogni maestro e donno,
ritornò Ferraú verso la fonte,
u’ ne l’erba giacea l’elmo del conte.