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quintodecimo 329


24
     Dio vuol ch’ascosa antiquamente questa
strada sia stata, e ancor gran tempo stia;
né che prima si sappia, che la sesta
e la settima etá passata sia:
e serba a farla al tempo manifesta,
che vorrá porre il mondo a monarchia,
sotto il piú saggio imperatore e giusto,
che sia stato o sará mai dopo Augusto.

25
     Del sangue d’Austria e d’Aragon io veggio
nascer sul Reno alla sinistra riva
un principe, al valor del qual pareggio
nessun valor, di cui si parli o scriva.
Astrea veggio per lui riposta in seggio,
anzi di morta ritornata viva;
e le virtú che cacciò il mondo, quando
lei cacciò ancora, uscir per lui di bando.

26
     Per questi merti la Bontá suprema
non solamente di quel grande impero
ha disegnato ch’abbia dïadema
ch’ebbe Augusto, Traian, Marco e Severo;
ma d’ogni terra e quinci e quindi estrema,
che mai né al sol né all’anno apre il sentiero:
e vuol che sotto a questo imperatore
solo un ovile sia, solo un pastore.

27
     E perch’abbian piú facile successo
gli ordini in cielo eternamente scritti,
gli pon la somma Providenzia appresso
in mare e in terra capitani invitti.
Veggio Hernando Cortese, il quale ha messo
nuove cittá sotto i cesarei editti,
e regni in Orïente sí remoti,
ch’a noi, che siamo in India, non son noti.