Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/340

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334 canto


44
     Piacer, fra tanta crudeltá, si prende
d’una rete ch’egli ha, molto ben fatta:
poco lontana al tetto suo la tende,
e ne la trita polve in modo appiatta,
che chi prima nol sa, non la comprende,
tanto è sottil, tanto egli ben l’adatta:
e con tai gridi i peregrin minaccia,
che spaventati dentro ve li caccia.

45
     E con gran risa, aviluppati in quella
se li strascina sotto il suo coperto;
né cavallier riguarda né donzella,
o sia di grande o sia di picciol merto:
e mangiata la carne, e le cervella
succhiate e ’l sangue, dá l’ossa al deserto;
e de l’umane pelli intorno intorno
fa il suo palazzo orribilmente adorno.

46
     Prendi quest’altra via, prendila, figlio,
che fin al mar ti fia tutta sicura. —
— Io ti ringrazio, padre, del consiglio
(rispose il cavallier senza paura),
ma non istimo per l’onor periglio,
di ch’assai piú che de la vita ho cura.
Per far ch’io passi, invan tu parli meco;
anzi vo al dritto a ritrovar lo speco.

47
     Fuggendo, posso con disnor salvarmi;
ma tal salute ho piú che morte a schivo.
S’io vi vo, al peggio che potrá incontrarmi,
fra molti resterò di vita privo;
ma quando Dio cosí mi drizzi l’armi,
che colui morto, et io rimanga vivo,
sicura a mille renderò la via:
sí che l’util maggior che ’l danno fia.