Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/348

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342 canto


76
     Le donne a riposare i cavallieri
menaro a un lor palagio indi vicino.
Donzelle incontra vennero e scudieri
con torchi accesi, a mezzo del camino.
Diero a chi n’ebbe cura, i lor destrieri,
trassonsi l’arme; e dentro un bel giardino
trovâr ch’apparechiata era la cena
ad una fonte limpida et amena.

77
     Fan legare il gigante alla verdura
con un’altra catena molto grossa
ad una quercia di molt’anni dura,
che non si romperá per una scossa;
e da dieci sergenti averne cura,
che la notte discior non se ne possa,
et assalirli, e forse far lor danno,
mentre sicuri e senza guardia stanno.

78
     All’abondante e sontuosa mensa,
dove il manco piacer fur le vivande,
del ragionar gran parte si dispensa
sopra d’Orrilo e del miracol grande,
che quasi par un sogno a chi vi pensa,
ch’or capo or braccio a terra se gli mande,
et egli lo raccolga e lo raggiugna,
e piú feroce ognor torni alla pugna.

79
     Astolfo nel suo libro avea giá letto
(quel ch’agl’incanti riparare insegna)
ch’ad Orril non trarrá l’alma del petto
fin ch’un crine fatal nel capo tegna;
ma, se lo svelle o tronca, fia constretto
che suo mal grado fuor l’alma ne vegna.
Questo ne dice il libro; ma non come
conosca il crine in cosí folte chiome.