Vai al contenuto

Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/35

Da Wikisource.

secondo 29


28
     Contra la voluntá d’ogni nocchiero,
pel gran desir che di tornare avea,
entrò nel mar ch’era turbato e fiero,
e gran procella minacciar parea.
Il Vento si sdegnò, che da l’altiero
sprezzar si vide; e con tempesta rea
sollevò il mar intorno, e con tal rabbia,
che gli mandò a bagnar sino alla gabbia.

29
     Calano tosto i marinari accorti
le maggior vele, e pensano dar volta,
e ritornar ne li medesmi porti
donde in mal punto avean la nave sciolta.
— Non convien (dice il Vento) ch’io comporti
tanta licenzia che v’avete tolta; —
e soffia e grida e naufragio minaccia,
s’altrove van, che dove egli li caccia.

30
     Or a poppa, or all’orza hann’il crudele,
che mai non cessa, e vien piú ognor crescendo:
essi di qua di lá con umil vele
vansi aggirando, e l’alto mar scorrendo.
Ma perché varie fila a varie tele
uopo mi son, che tutte ordire intendo,
lascio Rinaldo e l’agitata prua,
e torno a dir di Bradamante sua.

31
     Io parlo di quella inclita donzella,
per cui re Sacripante in terra giacque,
che di questo signor degna sorella,
del duca Amone e di Beatrice nacque.
La gran possanza e il molto ardir di quella
non meno a Carlo e tutta Francia piacque
(che piú d’un paragon ne vide saldo),
che ’l lodato valor del buon Rinaldo.