Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. I, 1928 – BEIC 1737380.djvu/357

Da Wikisource.

canto sestodecimo 351


4
     In questo caso è il giovene Grifone,
che non si può emendare, e il suo error vede,
vede quanto vilmente il suo cor pone
in Orrigille iniqua e senza fede;
pur dal mal uso è vinta la ragione,
e pur l’arbitrio all’appetito cede:
perfida sia quantunque, ingrata e ria,
sforzato è di cercar dove ella sia.

5
     Dico, la bella istoria ripigliando,
ch’uscí de la cittá secretamente,
né parlarne s’ardí col fratel, quando
ripreso invan da lui ne fu sovente.
Verso Rama, a sinistra declinando,
prese la via piú piana e piú corrente.
Fu in sei giorni a Damasco di Soria;
indi verso Antïochia, se ne gía.

6
     Scontrò presso a Damasco il cavalliero
a cui donato avea Orrigille il core:
e convenian di rei costumi in vero,
come ben si convien l’erba col fiore;
che l’uno e l’altro era di cor leggiero,
perfido l’uno e l’altro e traditore;
e copria l’uno e l’altro il suo difetto,
con danno altrui, sotto cortese aspetto.

7
     Come io vi dico, il cavallier venía
s’un gran destrier con molta pompa armato:
la perfida Orrigille in compagnia,
in un vestire azzur d’oro fregiato,
e duo valletti, donde si servia
a portar elmo e scudo, aveva allato;
come quel che volea con bella mostra
comparire in Damasco ad una giostra.