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354 canto


16
     Non però son di seguitar sí intento
l’istoria de la perfida Orrigille,
ch’a’ giorni suoi non pur un tradimento
fatto agli amanti avea, ma mille e mille;
ch’io non ritorni a riveder dugento
mila persone, o piú de le scintille
del fuoco stuzzicato, ove alle mura
di Parigi facean danno e paura.

17
     Io vi lasciai, come assaltato avea
Agramante una porta de la terra,
che trovar senza guardia si credea:
né piú riparo altrove il passo serra;
perché in persona Carlo la tenea,
et avea seco i mastri de la guerra,
duo Guidi, duo Angelini, uno Angeliero,
Avino, Avolio, Otone e Berlingiero.

18
     Inanzi a Carlo, inanzi al re Agramante
l’un stuolo e l’altro si vuol far vedere,
ove gran loda, ove mercé abondante
si può acquistar, facendo il suo dovere.
I Mori non però fêr pruove tante,
che par ristoro al danno abbiano avere;
perché ve ne restar morti parecchi,
ch’agli altri fur di folle audacia specchi.

19
     Grandine sembran le spesse saette
dal muro sopra gli nimici sparte.
Il grido insin al ciel paura mette,
che fa la nostra e la contraria parte.
Ma Carlo un poco et Agramante aspette;
ch’io vo’ cantar de l’africano Marte,
Rodomonte terribile et orrendo,
che va per mezzo la cittá correndo.