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sestodecimo 365


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     Chelindo e Mosco, i duo figli bastardi
del morto Calabrun re d’Aragona,
et un che reputato fra’ gagliardi
era, Calamidor da Barcelona,
s’avean lasciato a dietro gli stentardi;
e credendo acquistar gloria e corona
per uccider Zerbin, gli furo adosso;
e ne’ fianchi il destrier gli hanno percosso.

61
     Passato da tre lance il destrier morto
cade; ma il buon Zerbin subito è in piede;
ch’a quei ch’al suo cavallo han fatto torto,
per vendicarlo va dove gli vede:
e prima a Mosco, al giovene inaccorto,
che gli sta sopra, e di pigliar sel crede,
mena di punta, e lo passa nel fianco,
e fuor di sella il caccia freddo e bianco.

62
     Poi che si vide tor, come di furto,
Chelindo il fratel suo, di furor pieno
venne a Zerbino, e pensò dargli d’urto;
ma gli prese egli il corridor pel freno:
trasselo in terra, onde non è mai surto,
e non mangiò mai piú biada né fieno;
che Zerbin sí gran forza a un colpo mise,
che lui col suo signor d’un taglio uccise.

62
     Come Calamidor quel colpo mira,
volta la briglia per levarsi in fretta;
ma Zerbin dietro un gran fendente tira,
dicendo: — Traditore, aspetta, aspetta. —
Non va la botta ove n’andò la mira,
non che però lontana vi si metta;
lui non potè arrivar, ma il destrier prese
sopra la groppa, e in terra lo distese.