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Quivi l’audace giovane rimase
tutta la notte, e gran pezzo ne spese
a parlar con Merlin, che le suase
rendersi tosto al suo Ruggier cortese.
Lasciò di poi le sotterranee case,
che di nuovo splendor l’aria s’accese,
per un camin gran spazio oscuro e cieco,
avendo la spirtal femina seco.
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E riusciro in un burrone ascoso
tra monti inaccessibili alle genti;
e tutto ’l dí senza pigliar riposo
saliron balze e traversâr torrenti.
E perché men l’andar fosse noioso,
di piacevoli e bei ragionamenti,
di quel che fu piú conferir soave,
l’aspro camin facean parer men grave:
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di quali era però la maggior parte,
ch’a Bradamante vien la dotta maga
mostrando con che astuzia e con qual arte
proceder de’, se di Ruggiero è vaga.
— Se tu fossi (dicea) Pallade o Marte,
e conducessi gente alla tua paga
piú che non ha il re Carlo e il re Agramante,
non dureresti contra il negromante;
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che, oltre che d’acciar murata sia
la ròcca inespugnabile, e tant’alta;
oltre che ’l suo destrier si faccia via
per mezzo l’aria, ove galoppa e salta;
ha lo scudo mortal, che come pria
si scopre, il suo splendor sí gli occhi assalta,
la vista tolle, e tanto occupa i sensi,
che come morto rimaner conviensi.