Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/161

Da Wikisource.

ventesimoprimo 155


24
     Il tuo compagno ha l’onor mio distrutto:
questo corpo per forza ha vïolato;
e perché teme ch’io ti narri il tutto,
or si parte il villan senza commiato. —
In odio con quel dir gli ebbe ridutto
colui che piú d’ogn’altro gli fu grato.
Argeo lo crede, et altro non aspetta;
ma piglia l’arme e corre a far vendetta.

25
     E come quel ch’avea il paese noto,
lo giunse che non fu troppo lontano;
che ’l mio fratello, debole et egroto,
senza sospetto se ne gía pian piano:
e brevemente, in un loco remoto
pose, per vendicarsene, in lui mano.
Non trova il fratel mio scusa che vaglia;
ch’in somma Argeo con lui vuol la battaglia.

26
     Era l’un sano e pien di nuovo sdegno,
infermo l’altro, et all’usanza amico:
sí ch’ebbe il fratel mio poco ritegno
contra il compagno fattogli nimico.
Dunque Filandro di tal sorte indegno
(de l’infelice giovene ti dico:
cosí avea nome), non sofrendo il peso
di sí fiera battaglia, restò preso.

27
     — Non piaccia a Dio che mi conduca a tale
il mio giusto furore e il tuo demerto
(gli disse Argeo), che mai sia omicidiale
di te ch’amava; e me tu amavi certo,
ben che nel fin me l’hai mostrato male:
pur voglio a tutto il mondo fare aperto
che, come fui nel tempo de l’amore,
cosí ne l’odio son di te migliore.