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ventesimoprimo 161


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     Poi che la notte scelerata venne,
fuor trasse il mio fratel con l’arme in mano;
e ne l’oscura camera lo tenne,
fin che tornasse il miser castellano.
Come ordine era dato, il tutto avvenne;
che ’l consiglio del mal va raro invano.
Cosí Filandro il buono Argeo percosse,
che si pensò che quel Morando fosse.

49
     Con esso un colpo il capo fesse e il collo;
ch’elmo non v’era, e non vi fu riparo.
Pervenne Argeo, senza pur dare un crollo,
de la misera vita al fine amaro:
e tal l’uccise, che mai non pensollo,
né mai l’avria creduto: oh caso raro!
che cercando giovar, fece all’amico
quel di che peggio non si fa al nimico.

50
     Poscia ch’Argeo non conosciuto giacque,
rende a Gabrina il mio fratel la spada.
Gabrina è il nome di costei, che nacque
sol per tradire ognun che in man le cada.
Ella, che’l ver fin a quell’ora tacque,
vuol che Filandro a riveder ne vada
col lume in mano il morto ond’egli è reo:
e gli dimostra il suo compagno Argeo.

51
     E gli minaccia poi, se non consente
all’amoroso suo lungo desire,
di palesare a tutta quella gente
quel ch’egli ha fatto, e nol può contradire;
e lo fará vituperosamente
come assassino e traditor morire:
e gli ricorda che sprezzar la fama
non de’, se ben la vita sí poco ama.