Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/266

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260 canto


12
     Come stormo d’augei ch’in ripa a un stagno
vola sicuro e a sua pastura attende,
s’improviso dal ciel falcon grifagno
gli dá nel mezzo et un ne batte o prende,
si sparge in fuga, ognun lascia il compagno,
e de lo scampo suo cura si prende;
cosí veduto avreste far costoro,
tosto che ’l buon Ruggier diede fra loro.

13
     A quattro o sei dai colli i capi netti
levò Ruggier, ch’indi a fuggir fur lenti;
ne divise altretanti infin ai petti,
fin agli occhi infiniti e fin ai denti.
Conciederò che non trovasse elmetti,
ma ben di ferro assai cuffie lucenti:
e s’elmi fini anco vi fosser stati,
cosí gli avrebbe, o poco men, tagliati.

14
     La forza di Ruggier non era quale
or si ritrovi in cavallier moderno,
né in orso né in leon né in animale
altro piú fiero, o nostrale od esterno.
Forse il tremuoto le sarebbe uguale,
forse il gran diavol; non quel de lo ’nferno,
ma quel del mio signor, che va col fuoco
ch’a cielo e a terra e a mar si fa dar loco.

15
     D’ogni suo colpo mai non cadea manco
d’un uomo in terra, e le piú volte un paio;
e quattro a un colpo e cinque n’uccise anco,
sí che si venne tosto al centinaio.
Tagliava il brando che trasse dal fianco,
come un tenero latte, il duro acciaio.
Falerina, per dar morte ad Orlando,
fe’ nel giardin d’Orgagna il crudel brando.