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286 canto


16
     Salta ora in questa squadra et ora in quella
Ruggiero, e via ne toglie or dieci or venti:
altritanti per man de la donzella
di qua e di lá ne son scemati e spenti.
Tanti si veggon gir morti di sella,
quanti ne toccan le spade taglienti,
a cui dan gli elmi e le corazze loco,
come nel bosco i secchi legni al fuoco.

16
     Se mai d’aver veduto vi raccorda,
o rapportato v’ha fama all’orecchie,
come, allor che ’l collegio si discorda,
e vansi in aria a far guerra le pecchie,
entri fra lor la rondinella ingorda,
e mangi e uccida e guastine parecchie;
dovete imaginar che similmente
Ruggier fosse e Marfisa in quella gente.

18
     Non cosí Ricciardetto e il suo cugino
tra le due genti varïavan danza,
perché, lasciando il campo saracino,
sol tenean l’occhio all’altro di Maganza.
Il fratel di Rinaldo paladino
con molto animo avea molta possanza,
e quivi raddoppiar glie la facea
l’odio che contra ai Maganzesi avea.

19
     Facea parer questa medesma causa
un leon fiero il bastardo di Buovo,
che con la spada senza indugio e pausa
fende ogn’elmo, o lo schiaccia come un ovo.
E qual persona non saria stata ausa,
non saria comparita un Ettor nuovo,
Marfisa avendo in compagnia e Ruggiero,
ch’eran la scelta e ’l fior d’ogni guerriero?