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ventesimosettimo 337


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     Ma Ferraú, ma Serpentino arditi
trasson le spade, e si cacciâr tra loro,
dal re Grandonio, da Isolier seguiti,
da molt’altri signor del popul Moro.
Questi erano i romori, i quali uditi
ne l’altro padiglion fur da costoro,
quivi per accordar venuti invano
col Tartaro, Ruggiero e ’l Sericano.

81
     Venne chi la novella al re Agramante
riportò certa, come pel destriero
avea con Rodomonte Sacripante
incominciato un aspro assalto e fiero.
Il re, confuso di discordie tante,
disse a Marsilio: — Abbi tu qui pensiero
che fra questi guerrier non segua peggio,
mentre all’altro disordine io proveggio. —

82
     Rodomonte, che ’l re, suo signor, mira,
frena l’orgoglio, e torna indietro il passo;
né con minor rispetto si ritira
al venir d’Agramante il re circasso.
Quel domanda la causa di tant’ira
con real viso e parlar grave e basso:
e cerca, poi che n’ha compreso il tutto,
porli d’accordo; e non vi fa alcun frutto.

83
     Il re circasso il suo destrier non vuole
ch’al re d’Algier piú lungamente resti,
se non s’umilia tanto di parole,
che lo venga a pregar che glie lo presti.
Rodomonte, superbo come suole,
gli risponde: — Né ’l ciel, né tu faresti
che cosa che per forza aver potessi,
da altri, che da me, mai conoscessi. —