Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/352

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346 canto


116
     Dove trovollo, e come fu conteso
con disvantaggio assai di Sacripante,
come perdé il cavallo e restò preso,
or non dirò; c’ho da narrarvi inante
di quanto sdegno e di quanta ira acceso
contra la donna e contra il re Agramante
del campo Rodomonte si partisse,
e ciò che contra all’uno e all’altro disse.

117
     Di cocenti sospir l’aria accendea
dovunque andava il Saracin dolente:
Ecco per la pietá che gli n’avea,
da’ cavi sassi rispondea sovente.
— Oh feminile ingegno (egli dicea),
come ti volgi e muti facilmente,
contrario oggetto proprio de la fede!
Oh infelice, oh miser chi ti crede!

118
     Né lunga servitú, né grand’amore
che ti fu a mille prove manifesto,
ebbono forza di tenerti il core,
che non fossi a cangiarsi almen sí presto.
Non perch’a Mandricardo inferïore
io ti paressi, di te privo resto;
né so trovar cagione ai casi miei,
se non quest’una, che femina sei.

119
     Credo che t’abbia la Natura e Dio
produtto, o scelerato sesso, al mondo
per una soma, per un grave fio
de l’uom, che senza te saria giocondo:
come ha produtto anco il serpente rio
e il lupo e l’orso, e fa l’aer fecondo
e di mosche e di vespe e di tafani,
e loglio e avena fa nascer tra i grani.