Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/357

Da Wikisource.

ventesimosettimo 351


136
     Perché, sí come è sola la fenice,
né mai piú d’una in tutto il mondo vive,
cosí né mai piú d’uno esser si dice,
che de la moglie i tradimenti schive.
Ognun si crede d’esser quel felice,
d’esser quel sol ch’a questa palma arrive.
Come è possibil che v’arrivi ognuno,
se non ne può nel mondo esser piú d’uno?

137
     Io fui giá ne l’error che siete voi,
che donna casta anco piú d’una fusse.
Un gentilomo di Vinegia poi,
che qui mia buona sorte giá condusse,
seppe far sí con veri esempi suoi,
che fuor de l’ignoranza mi ridusse.
Gian Francesco Valerio era nomato;
che ’l nome suo non mi s’è mai scordato.

138
     Le fraudi che le mogli e che l’amiche
sogliano usar, sapea tutte per conto:
e sopra ciò moderne istorie e antiche,
e proprie esperïenze avea sí in pronto,
che mi mostrò che mai donne pudiche
non si trovaro, o povere o di conto;
e s’una casta piú de l’altra parse,
venía, perché piú accorta era a celarse.

139
     E fra l’altre (che tante me ne disse,
che non ne posso il terzo ricordarmi),
sí nel capo una istoria mi si scrisse,
che non si scrisse mai piú saldo in marmi:
e ben parria a ciascuno che l’udisse,
di queste rie quel ch’a me parve e parmi.
E se, signor, a voi non spiace udire,
a lor confusïon ve la vo’ dire. —