Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. II, 1928 – BEIC 1738143.djvu/372

Da Wikisource.
366 canto


52
     Di quel che disse il re, molto contento
rimaner parve il giovine romano.
Dunque fermati in tal proponimento,
cercâr molte montagne e molto piano:
trovaro al fin, secondo il loro intento,
una figliuola d’uno ostiero ispano,
che tenea albergo al porto di Valenza,
bella di modi e bella di presenza.

53
     Era ancor sul fiorir di primavera
sua tenerella e quasi acerba etade.
Di molti figli il padre aggravat’era,
e nimico mortal di povertade;
sí ch’a disporlo fu cosa leggiera,
che desse lor la figlia in potestade;
ch’ove piacesse lor potesson trarla,
poi che promesso avean di ben trattarla.

54
     Pigliano la fanciulla, e piacer n’hanno
or l’un or l’altro in caritade e in pace,
come a vicenda i mantici che danno,
or l’uno or l’altro, fiato alla fornace.
Per veder tutta Spagna indi ne vanno,
e passar poi nel regno di Siface;
e ’l dí che da Valenza si partiro,
ad albergare a Zattiva veniro.

55
     I patroni a veder strade e palazzi
ne vanno, e lochi publici e divini;
ch’usanza han di pigliar simil solazzi
in ogni terra ove entran peregrini;
e la fanciulla resta coi ragazzi.
Altri i letti, altri acconciano i ronzini,
altri hanno cura che sia alla tornata
dei signor lor la cena apparecchiata.