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trentesimo 413


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     Taglionne quanto ella ne prese, e insieme
lasciò ferito il Tartaro nel fianco,
che ’l ciel bestemmia, e di tant’ira freme,
che ’l tempestoso mare è orribil manco.
Or s’apparecchia a por le forze estreme:
lo scudo ove in azzurro è l’augel bianco,
vinto da sdegno, si gittò lontano,
e messe al brando e l’una e l’altra mano.

61
     — Ah (disse a lui Ruggier), senza piú basti
a mostrar che non merti quella insegna,
ch’or tu la getti, e dianzi la tagliasti;
né potrai dir mai piú che ti convegna. —
Cosí dicendo, forza è che gli attasti
con quanta furia Durindana vegna;
che sí gli grava e sí gli pesa in fronte,
che piú leggier potea cadervi un monte.

62
     E per mezzo gli fende la visiera;
buon per lui che dal viso si discosta:
poi calò su l’arcion che ferrato era,
né lo difese averne doppia crosta:
giunse al fin su l’arnese, e come cera
l’aperse con la falda sopraposta;
e ferí gravemente ne la coscia
Ruggier, sí ch’assai stette a guarir poscia.

63
     De l’un, come de l’altro, fatte rosse
il sangue l’arme avea con doppia riga;
tal che diverso era il parer, chi fosse
di lor, ch’avesse il meglio in quella briga.
Ma quel dubbio Ruggier tosto rimosse
con la spada che tanti ne castiga:
mena di punta, e drizza il colpo crudo
onde gittato avea colui lo scudo.