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decimottavo 71


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     Crebbe il tempo crudel tutta la notte,
caliginosa e piú scura ch’inferno.
Tien per l’alto il padrone, ove men rotte
crede l’onde trovar, dritto il governo;
e volta ad or ad or contra le botte
del mar la proda, e de l’orribil verno,
non senza speme mai che, come aggiorni,
cessi fortuna, o piú placabil torni.

145
     Non cessa e non si placa, e piú furore
mostra nel giorno, se pur giorno è questo,
che si conosce al numerar de l’ore,
non che per lume giá sia manifesto.
Or con minor speranza e piú timore
si dá in poter del vento il padron mesto:
volta la poppa all’onde, e il mar crudele
scorrendo se ne va con umil vele.

146
     Mentre Fortuna in mar questi travaglia,
non lascia anco posar quegli altri in terra,
che sono in Francia, ove s’uccide e taglia
coi Saracini il popul d’Inghilterra.
Quivi Rinaldo assale, apre e sbaraglia
le schiere avverse, e le bandiere atterra.
Dissi di lui, che ’l suo destrier Baiardo
mosso avea contra a Dardinel gagliardo.

147
     Vide Rinaldo il segno del quartiero,
di che superbo era il figliuol d’Almonte;
e lo stimò gagliardo e buon guerriero,
che concorrer d’insegna ardia col conte.
Venne piú appresso, e gli parea piú vero;
ch’avea d’intorno uomini uccisi a monte.
— Meglio è (gridò) che prima io svella e spenga
questo mal germe, che maggior divenga. —