Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/107

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CANTO TRENTESIMOSETTIMO


1
     Se, come in acquistar qualch’altro dono
che senza industria non può dar Natura,
affaticate notte e dí si sono
con somma diligenzia e lunga cura
le valorose donne, e se con buono
successo n’è uscit’opra non oscura;
cosí si fosson poste a quelli studi
ch’immortal fanno le mortal virtudi;

2
     e che per sé medesime potuto
avesson dar memoria alle sue lode,
non mendicar dagli scrittori aiuto,
ai quali astio et invidia il cor si rode,
che ’l ben che ne puon dir, spesso è taciuto,
e ’l mal, quanto ne san, per tutto s’ode;
tanto il lor nome sorgeria, che forse
viril fama a tal grado unqua non sorse.

3
     Non basta a molti di prestarsi l’opra
in far l’un l’altro glorïoso al mondo,
ch’anco studian di far che si discuopra
ciò che le donne hanno fra lor d’immondo.
Non le vorrian lasciar venir di sopra,
e quanto puon, fan per cacciarle al fondo:
dico gli antiqui; quasi l’onor debbia
d’esse il lor oscurar, come il sol nebbia.