Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/134

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128 canto


108
     A quella vecchia che l’odiava quanto
femina odiare alcun nimico possa,
nudo in mano lo dier, legato tanto,
che non si scioglierá per una scossa;
et ella, per vendetta del suo pianto,
gli andò facendo la persona rossa
con un stimulo aguzzo ch’un villano,
che quivi si trovò, le pose in mano.

109
     La messaggiera e le sue giovani anco,
che quell’onta non son mai per scordarsi,
non s’hanno piú a tener le mani al fianco,
né meno che la vecchia, a vendicarsi;
ma sí è il desir d’offenderlo, che manco
viene il potere, e pur vorrian sfogarsi:
chi con sassi il percuote, chi con l’unge;
altra lo morde, altra cogli aghi il punge.

110
     Come torrente che superbo faccia
lunga pioggia talvolta o nievi sciolte,
va ruinoso, e giú da’ monti caccia
gli arbori e i sassi e i campi e le ricolte;
vien tempo poi, che l’orgogliosa faccia
gli cade, e sí le forze gli son tolte,
ch’un fanciullo, una femina per tutto
passar lo puote, e spesso a piede asciutto:

111
     cosí giá fu che Marganorre intorno
fece tremar, dovunque udiasi il nome;
or venuto è chi gli ha spezzato il corno
di tanto orgoglio, e sí le forze dome,
che gli puon far sin a’ bambini scorno,
chi pelargli la barba e chi le chiome.
Quindi Ruggiero e le donzelle il passo
alla ròcca voltâr, ch’era sul sasso.