Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/143

Da Wikisource.

trentesimottavo 137


20
     E qui si leva, e di nuovo l’abbraccia,
e, come figlia, bacia ne la fronte.
Vengono tutti con allegra faccia
quei di Mongrana e quei di Chiaramonte.
Lungo a dir fôra, quanto onor le faccia
Rinaldo, che di lei le prove conte
vedute avea piú volte al paragone,
quando Albracca assediâr col suo girone.

21
     Lungo a dir fôra, quanto il giovinetto
Guidon s’allegri di veder costei,
Aquilante e Grifone e Sansonetto
ch’alla cittá crudel furon con lei;
Malagigi e Viviano e Ricciardetto,
ch’all’occision de’ Maganzesi rei
e di quei venditori empii di Spagna
l’aveano avuta sí fedel compagna.

22
     Apparecchiâr per lo seguente giorno,
et ebbe cura Carlo egli medesmo,
che fosse un luogo riccamente adorno,
ove prendesse Marfisa battesmo.
I vescovi e gran chierici d’intorno,
che le leggi sapean del cristianesmo,
fece raccorre, acciò da loro in tutta
la santa fé fosse Marfisa instrutta.

23
     Venne in pontificale abito sacro
l’arcivesco Turpino, e battizzolla:
Carlo dal salutifero lavacro
con cerimonie debite levolla.
Ma tempo è ormai ch’al capo vòto e macro
di senno si soccorra con l’ampolla,
con che dal ciel piú basso ne venía
il duca Astolfo sul carro d’Elia.