Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/232

Da Wikisource.
226 canto


8
     che sanguinoso e de la spada privo,
con mezzo scudo e con l’elmo disciolto,
e ferito in piú parti ch’io non scrivo,
s’era di man di Brandimarte tolto,
come di piè all’astor sparvier mal vivo,
a cui lasciò alla coda invido o stolto.
Orlando giunse, e messe il colpo giusto
ove il capo si termina col busto.

9
     Sciolto era l’elmo e disarmato il collo,
sí che lo tagliò netto come un giunco.
Cadde, e diè nel sabbion l’ultimo crollo
del regnator di Libia il grave trunco.
Corse lo spirto all’acque, onde tirollo
Caron nel legno suo col graffio adunco.
Orlando sopra lui non si ritarda,
ma trova il Serican con Balisarda.

10
     Come vide Gradasso d’Agramante
cadere il busto dal capo diviso;
quel ch’accaduto mai non gli era inante,
tremò nel core e si smarrí nel viso;
e all’arrivar del cavallier d’Anglante,
presago del suo mal, parve conquiso.
Per schermo suo partito alcun non prese,
quando il colpo mortal sopra gli scese.

11
     Orlando lo ferí nel destro fianco
sotto l’ultima costa; e il ferro, immerso
nel ventre, un palmo usci dal lato manco,
di sangue sin all’elsa tutto asperso.
Mostrò ben che di man fu del piú franco
e del meglior guerrier de l’universo
il colpo ch’un signor condusse a morte,
di cui non era in Pagania il piú forte.