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Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/251

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quarantesimosecondo 245


84
     Non men gioconda statua né men bella
si vede appresso, e la scrittura dice:
— Ecco la figlia d’Ercole, Issabella,
per cui Ferrara si terrá felice
via piú, perché in lei nata sará quella,
che d’altro ben che prospera e fautrice
e benigna Fortuna dar le deve,
volgendo gli anni nel suo corso lieve. —

85
     I duo che mostran disïosi affetti
che la gloria di lei sempre risuone,
Gian Iacobi ugualmente erano detti,
l’uno Calandra, e l’altro Bardelone.
Nel terzo e quarto loco ove per stretti
rivi l’acqua esce fuor del padiglione,
due donne son, che patria, stirpe, onore
hanno di par, di par beltá e valore.

86
     Elissabetta l’una, e Leonora
nominata era l’altra: e fia, per quanto
narrava il marmo sculto, d’esse ancora
sí glorïosa la terra di Manto,
che di Vergilio, che tanto l’onora,
piú che di queste, non si dará vanto.
Avea la prima a piè del sacro lembo
Iacobo Sadoletto e Pietro Bembo.

87
     Uno elegante Castiglione, e un culto
Muzio Arelio de l’altra eran sostegni.
Di questi nomi era il bel marmo sculto,
ignoti allora, or sí famosi e degni.
Veggon poi quella a cui dal cielo indulto
tanta virtú sará, quanta ne regni,
o mai regnata in alcun tempo sia,
versata da Fortuna or buona or ria.