Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/300

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294 canto


172
     Tu guadagnato, e perdita ho fatto io:
sol tu all’acquisto, io non son solo al danno.
Partecipe fatto è del dolor mio
l’Italia, il regno franco e l’alemanno.
Oh quanto, quanto il mio signore e zio,
oh quanto i paladin da doler s’hanno!
quanto l’Imperio e la cristiana Chiesa,
che perduto han la sua maggior difesa!

173
     Oh quanto si torrá per la tua morte
di terrore a’ nimici e di spavento!
Oh quanto Pagania sará piú forte!
quanto animo n’avrá, quanto ardimento!
Oh come star ne dee la tua consorte!
Sin qui ne veggo il pianto, e ’l grido sento.
So che m’accusa, e forse odio mi porta,
che per me teco ogni sua speme è morta.

174
     Ma, Fiordiligi, almen resti un conforto
a noi che sián di Brandimarte privi;
ch’invidiar lui con tanta gloria morto
denno tutti i guerrier ch’oggi son vivi.
Quei Decii, e quel nel roman foro absorto,
quel sí lodato Codro dagli Argivi,
non con piú altrui profitto e piú suo onore
a morte si donâr, del tuo signore. —

175
     Queste parole et altre dicea Orlando.
Intanto i bigi, i bianchi, i neri frati,
e tutti gli altri chierci, seguitando
andavan con lungo ordine accoppiati,
per l’alma del defunto Dio pregando,
che gli donasse requie tra’ beati.
Lumi inanzi e per mezzo e d’ogn’intorno,
mutata aver parean la notte in giorno.