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Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/44

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38 canto


16
     Era in quel tempo in Tracia un cavalliero
estimato il miglior del mondo in arme,
il qual da piú d’un testimonio vero
di singular beltá sentí lodarme;
tal che spontaneamente fe’ pensiero
di volere il suo amor tutto donarme,
stimando meritar per suo valore,
che caro aver di lui dovessi il core.

17
     In Lidia venne; e d’un laccio piú forte
vinto restò, poi che veduta m’ebbe.
Con gli altri cavallier si messe in corte
del padre mio, dove in gran fama crebbe.
L’alto valore e le piú d’una sorte
prodezze che mostrò, lungo sarebbe
a raccontarti, e il suo merto infinito,
quando egli avesse a piú grato uom servito.

18
     Panfilia e Caria e il regno de’ Cilici
per opra di costui mio padre vinse;
che l’esercito mai contra i nimici,
se non quanto volea costui, non spinse.
Costui, poi che gli parve i benefici
suoi meritarlo, un dí col re si strinse
a domandargli in premio de le spoglie
tante arrecate, ch’io fossi sua moglie.

19
     Fu repulso dal re, ch’in grande stato
maritar disegnava la figliuola,
non a costui che cavallier privato
altro non tien che la virtude sola:
e ’l padre mio troppo al guadagno dato,
e all’avarizia, d’ogni vizio scuola,
tanto apprezza costumi, o virtú ammira,
quanto l’asino fa il suon de la lira.