Pagina:Ariosto, Ludovico – Orlando furioso, Vol. III, 1928 – BEIC 1739118.djvu/73

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canto trentesimoquinto 67


36
     — Se sei (dicea) sí ardito e sí cortese,
come ben mostri l’uno e l’altro in vista,
mi vendica, per Dio, di chi mi prese
il mio signore, e mi fa gir sí trista;
o consigliami almeno in che paese
possa io trovare un ch’a colui resista,
e sappia tanto d’arme e di battaglia,
che ’l fiume e ’l ponte al pagan poco vaglia.

37
     Oltre che tu farai quel che conviensi
ad uom cortese e a cavalliero errante,
in beneficio il tuo valor dispensi
del piú fedel d’ogni fedele amante.
De l’altre sue virtú non appertiensi
a me narrar; che sono tante e tante,
che chi non n’ha notizia, si può dire
che sia del veder privo e de l’udire. —

38
     La magnanima donna, a cui fu grata
sempre ogni impresa che può farla degna
d’esser con laude e gloria nominata,
subito al ponte di venir disegna:
et ora tanto piú, ch’è disperata,
vien volentier, quando anco a morir vegna;
che credendosi, misera! esser priva
del suo Ruggiero, ha in odio d’esser viva.

39
     — Per quel ch’io vaglio, giovane amorosa
(rispose Bradamante), io m’offerisco
di far l’impresa dura e perigliosa,
per altre cause ancor, ch’io preterisco;
ma piú, che del tuo amante narri cosa
che narrar di pochi uomini avvertisco,
che sia in amor fedel; ch’a fé ti giuro
ch’in ciò pensai ch’ognun fosse pergiuro. —