Pagina:Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu/113

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84 i cinque canti.

Quel vien l’armata tuttavía seguendo:
Sempre le appar col smisurato fianco
Ora dal destro lato, ora dal manco.

16 Andâr tre giorni ed altrettante notti,
Quanto il corso dal stretto al Tago dura,
Che sempre di restar sommersi e rotti
Dal vivo e mobil scoglio ebbon paura:
Gli assalse il quarto dì, che già condotti
Eran sopra Lisbona, un’altra cura;
Chè scoperson l’armata di Riccardo,
Che contra lor venía dal mar Piccardo.

17 Insieme si conobbero l’armate,
Tosto che l’una ebbe dell’altra vista:
Ruggier si crede ch’ambe sian mandate
Perchè lor meno il Lusitan resista;
E non che, per zizzanie seminate
Da Gano, l’una l’altra abbia a far trista:
Non sa il meschin che colui sia venuto
Per ruinarlo, e non per dargli ajuto.

18 Fa sugli arbori tutti e in ogni gabbia
E le bandiere stendere e i pennoni,
Dare ai tamburi, e gonfiar guance e labbia
A trombe, a comi, a pifferi, a bussoni:
Come allegrezza ed amicizia s’abbia
Quivi a mostrar, fa tutti i segni buoni;
Gittar fa in l’acqua i palischermi, e gente
A salutarlo manda umanamente.

19 Ma quel di Normandia, ch’assai diverso
Dal buon Ruggiero ha in ogni parte il core,
Al suo vantaggio intento, non fa verso
Lui segno alcun di gaudio nè d’amore;
Ma, con disir di romperlo e sommerso
Quivi lasciar, ne vien senza rumore;
E scostandosi in mar, l’aura seconda
Sì tolle in poppa, ove Ruggier l’ha in sponda.

20 Poi che vide Ruggiero assenzio al mêle,
Arme a’ saluti, odio all’amore opporse;
E che, ma tardi, del voler crudele
Del capitan di Normandía s’accorse;
Nè più poter montar sopra le vele
Di lui, nè per fuggir di mezzo tôrse:
Si volse e diede a’ suoi duri conforti,