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canto quinto. 115

Pur rivenne la mente al suo discorso,
E la memoria sparsa fu raccolta:
Tornò alla staffa il piè, la mano al morso,
E rassettati in sella dieder volta;
E con le spade ignude aspra tempesta
Portaro al petto, agli omeri e alla testa.

67 Tatto in un tempo, d’un parlar mordente1
Rinaldo a ferir venne, e di Fusberta,
Il cavalier d’Anglante, e insiememente
Gli dice — Traditore — a voce aperta;
E la testa che l’elmo rilucente
Tenea difesa, gli fe più che certa,
Ch’a far colpo di spada di gran pondo
Si ritrovava altri che Orlando al mondo.

68 Per l’aspro colpo il senator romano
Si piegò fin del suo destrier sul collo;
Ma tosto col parlare e con la mano
Ricompensò l’oltraggio e vendicòllo:
Gli fe risposta che mentía, e villano
E disleale e tradìtor nomòllo;
E la lingua e la mano a un tempo sciolse,
E quella il core e questa l’elmo colse.

69 Multiplicavan le minacce e l’ire,
Le parole d’oltraggio e le percosse;
Nè l’un l’altro potea tanto mentire,2
Che detto traditor più non gli fosse.
Poi che tre volte o quattro così dire
Si sentì Orlando dal cugin, fermòsse;
E pianamente domandòllo, come
Gli dava, e per che causa, cotal nome.

70 Con parole confuse gli rispose
Rinaldo, che di collera ardea tutto;
Carlo, Orlando e Terigi insieme pose
In un fastel, da non ne trar construtto;
Come si suol rispondere di cose
Donde quel che dimanda è meglio instrutto.


  1. In questo senso traslato manca d’esempio. Anche il Machiavelli, nella Legazione 3a alla corte di Francia, Lettera VIII: «Dopo qualche parola mordente contro al papa.»
  2. Usato attivamente, per Accusare di menzogna. Usò questa forma, con l’energica accompagnatura che segue, ancora il Bandello: «Il quale subito, mentendolo per le canne della gola, ec.» Par. I, nov. 54.