Pagina:Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu/166

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frammento primo. 137

Quando l’un, quando l’altro fugge e torna,
Ed alza e china or questo or quel le corna,

57 Enrico terzo, che in favore aspira
Al falso papa, vince Azzo da Este;
Saccheggia Roma: il ver pastor si tira
Nel suo Castel con le mitrate teste.
Vien Roberto Guiscardo, acceso d’ira,
Contra le parti alla sua parte infeste;
Ed entra in Roma, e l’arde e la saccheggia,
Ed i Romani in Campidoglio asseggia.

58 La rôcca espugna e sì l’adegua al piano,
Ch’altro non vi riman che ’l nudo sasso;
E d’ogn’intorno fino al Laterano
Palazzi e chiese van tutti a fracasso.
Dar si vede Ruggier contr’al Germano
A venti mila Saracini il passo,
E per la Puglia il generoso seme
Del buon Roberto aver gran guerra insieme.

59 Si vede Enrico quarto in umil atto
Baciar al santo padre i piè beati,
E quindi allora allora averlo trâtto
Prigion coi vesco1 e coi maggior prelati;
Nè prima che non abbian tanto fatto,
Quanto esso lor dicea, mai gli ha lasciati:
Poi cinger fassi, lor mal grado, in Roma,
Della corona imperïal la chioma.

60 Con nova gente ritornar si vede
Ed aver Roma un’altra volta presa;
Cacciato il vero Papa della sede,
Porvi il falso, e far scisma nella Chiesa.
V’è come, poi che vien Guglielmo, cede,
Lasciando la città spogliata e accesa.
Par che Ruggier Puglia e Calabria prenda,
Nè Guglielmo vi sia che la difenda.

61 Dal figliuol di costui menar prigione
Si vede il padre santo e i cardinali,
Che poi lo lascia, e fa che gli perdone
Non questo pur, ma tutti gli altri mali.
Viene il falso Anacleto, e a sacco pone
Le sante chiese e tutti gli ospitali;


  1. Pronunzia volgare è Vesco, in vece di Vescovo: piacque all’Ariosto adoperarla al plurale, quasi nome indeclinabile.

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