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propensione. Ecco le sue parole: «Qualunque fosse l’intenzione dell’Ariosto nel comporre questi Canti, e quegli altri (se pur li fece, o canti o stanze che fossero) che a questi precedevano, e que’ che li seguitavano, non è mai da credersi che pensasse di attaccarli al Furioso; principalmente perchè l’argomento primario che dava il titolo a quel poema, era già finito coll’impazzamento e colla sanazione d’Orlando; e finiti eran pure tutti gli altri soggetti più considerabili, che il poeta s’era proposti di trattare. E molto meno è da stimarsi che intendesse di collocarli per mezzo il poema dove più facilmente avesse potuto farlo: poichè la materia de’ Cinque Canti (e tale esser doveva quella degli altri) è tutta quanta di cose accadute dopo la guerra d’Agramante, e nulla dipendenti da quelle che nel Furioso si contenevano. Bensì mi persuado che allora o poco dipoi licomponesseFonte/commento: Pagina:Ariosto-Op.minori.1-(1857).djvu/504, che ebbe dato fine al suo poema, e fattane la prima stampa, e forse o per esercizio, o per provarsi ad un nuovo. O per lo meno, li compose prima che meditasse e compisse le giunte colle quali allungò di sei Canti il suo poema, come comparve nell’edizione del 1532, mercecchè in esse non pochi passi si trovano diversamente da’ quali si spiegò ne’ Cinque Canti. Per esempio: nel poema compito, Ruggiero è fatto re de’ Bulgari, e i Bulgari vi compariscono amici di Carlo e nemici di Costantino, il quale si mostra con Carlo in buona lega e amicizia. Ne’ Cinque Canti, per l’opposito, Ruggiero vi fa figura di semplice cavaliere di Carlo, e provvisionato da lui; e Bradamante così non è regina, che anzi ha da Carlo in regalo il dominio d’Arli e di Marsilia. Costantino poi ha Carlo in odio, e gli arma contro; e fra le sue truppe si contano i Bulgari come sudditi suoi.»

Tanto basti a giustificare la mutazione da noi fatta del titolo più comune in quello di Cinque Canti fatti pubblicare da Virginio Ariosto, secondo che viene attestato nella prima edizione dei medesimi, e confermasi dal Baruffaldi (Vita di Lodovico Ariosto), e da tutti i bibliografi. Fa d’uopo altresì di avvertire col Barotti, che essi Canti, così come li abbiamo, furono dal poeta «scritti, per così dire, di primo inchiostro,» e che «per la mancanza di buoni e sicuri testi, vi s’incontrano molti passi certamente scorretti, e molti ancora di non giusto e non chiaro sentimento.»