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canto secondo. 393

Procedería ciascun con più misura! —
— Da te ben resto chiaro e resoluto, —
Rispose a quella dama Ferraguto,

12 Ma prégoti, da poi che mi hai promesso
Favorire* 1 in amore i miei disegni,
Che quando un tanto don mi fia concesso
Di amar con frutto, me ne mostri segni;
Chè sempre dolse, poi che in speme è messo,
A cui come sperava non li avegni:
Sicchè, dama gentil, fa poi ch’io sappia
Quando tal grazia in mia persona cappia. —

13 Rispose allor la vezzosetta dama:
— Io sempre fui fedele a chi mi crede,
E Vener anco; e chi infedel la chiama,
Non ben dicerne1 quel ch’Amor richiede.
Fidelità conviensi a chi bene ama,
E dir si suol che Amor sempre vuol* 2 fede.
Ma acciò ch’in breve il tuo desir consegui,
Conviene che più oltre ancor mi segui. —

14 Rispose quel baron: — Guidami pure,
Se ben volessi, giuso ai regni stigi;
Chè disposto mi son, dama, condure2
Dove ti piace pronto a’ tuoi servigi. —
Ma mi bisogna* 3 l’animo ridure
Dove lassai, io credo, Malagigi;
Il qual, se vi rimembra, in l’altro canto
Vi lassai con ragion giocondo3 tanto.

15 Io vi lassai di ciambra già partito
Della regina, e l’uno e l’altro lieto;
Chè tanto l’uno a l’altro era gradito,
Che ciascun di essi ne restava quieto:
Desidra la regina che finito
Presto sia il giorno al suo pensier secreto,


  1. Così nel Testo, per Discerne.
  2. Son disposto, dama, condurmi. Condure per condurre, in grazia della rima. Dante cantava:
                        La mente innamorata che donnea
                             Colla mia donna sempre, di ridure
                             Ad essa gli occhi più che mai ardea.
                                                                     (Parad. c. XXVII, v. 88-90.), — (A.-G.)
  3. Il MS. iocondo.
  1. * Esser propizia.
  2. * ricerca.
  3. * tornarmi bisogna.