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atto quarto. — sc. ix. 195

Meco.
Lucramo.          Voglio venir.
Fulcio.                                Non far, non.
Lucramo.                                                      Piglia la
Via che vuoi, chè seguirti mi delibero.




ATTO QUINTO.




SCENA I.

FULCIO, EROFILO, FURBO.


Fulcio.Con queste ed altre parole, che varii
E appropriati gesti accompagnavano,
E che successe mi sono benissimo,
Io posi in tanta paura quel misero,
Che per la terra, or qua or là volgendomi,
Come temessi anch’io, mel feci correre
Dietro gran pezzo. D’ogni poco strepito
Che udiva, più tremava che non tremano
Le foglie al vento; chè il bargel parevali
Sempre aver dietro, e i birri che ’l seguisseno.
Erofilo.Mi meraviglio pur, che conoscendosi
Di ciò innocente, come è senza dubbio,
Sia tanto vil, che non abbia avuto animo
Di comparire.
Fulcio.                      E che? ti par miracolo,
Se già gli avevo detto e persuasogli
Ch’avea il bargel commission strettissima,
Senza inquisizïon, senz’altra esamina,
Preso che fosse, d’impiccarlo subito?
Erofilo.Io non so come sia stato sì facile
A crederti.
Fulcio.                E perchè non dovea credermi?
Conosce ben mio patron, chè vedutolo
Ha altrove ancora; e sa ben che gli è solito
Di far di simil scherzi ad altri simili
A lui; e sa quanto è presto di collera,